Nel porticciolo di Sollenswith i giorni trascorrevano serenamente, quando all’improvviso, il giovane Rick trovò sulla spiaggia della baia delle balene una bottiglia con una mappa dentro, la mappa di un tesoro nascosto. Da quel giorno la vita di quel piccolo marinaio e non fu più la stessa. Rick fece di tutto per convincere gli abitanti di quel borgo di pescatori che bisognava partire per quella che si annunciava come la più grande avventura della sua vita.
Ma molti erano i probabile, occorreva un equipaggio esperto, ma soprattutto una nave capace di solcare l’oceano senza timore. Nonostante le mille difficoltà, il ragazzo, aiutato da nonno Ralf e dai suoi allegri amici, riuscirà nell’impresa di partire per il mar dei Caraibi alla ricerca di quel misterioso tesoro. Tra colpi di scena, tempeste, bonacce e pirati cattivissimi, quella allegra e tenace comitiva approderà su l’isola senza nome, l’isola di Barba Blu, una isola non segnalata sulle carte nautiche.
Note di Regia
Continua la nostra navigazione nel mare magnum della narrazione fantastica. L’isola dei Pirati, propone un viaggio cappa e spade nei luoghi comuni della pirateria di fine settecento, ma soprattutto propone una ulteriore visione sulla capacità di affabulazione che il teatro di figura sa mettere in campo nell’evoluzione di una storia, nell’evoluzione del linguaggio teatrale tout-court. Attori e Pupazzi, in questo allestimento, contribuiscono al divenire narrativo, sempre profondamente colti nella ricerca di un equilibro d’uso, e quindi di relazione, difficile ma non impossibile, tra ciò che è vero, l’attore, e ciò che vero non è, la figura. Pupazzi e sagome, non diverranno mai solo pretesto estetico al divenire narrativo, ma sorprendente mezzo che consente all’attore di accompagnare il pubblico verso una: ”volontaria sospensione dell’incredulità”.