Attraverso un’accurata rielaborazione del primo atto unico di Moliére, proponiamo un viaggio nelle pagine più belle e nelle situazioni sceniche più esilaranti pensate e scritte dal commediografo francese.
Partendo da una ricostruzione filologica degli usi e costumi del tempo e dalla suggestiva cornice estetica di una epoca ricca di “orpelli irrazionali”, si cercherà di distogliere l’attenzione del pubblico dalla inevitabile e prevedibile critica di costume, sempre presente nell’opera di Moliére, per ricondurla all’esercizio del gioco teatrale “fine a se stesso”.
Un Gioco, palesemente dichiarato, che pone il fare teatro nella condizione di riflettere sulla sua espressività non più protesa verso il contenuto da veicolare; contenuto che risulterà inevitabilmente evocato e raccontato, ma verso la sua natura fondante e cioè quella di linguaggio seducente dell’affabulazione. Dunque un grande viaggio giocoso dove il fare teatro diviene “Teatro” e cioè gioco metaforico dell’esistente.
Un gioco dove gli stessi attori, ancor prima di divenire personaggi, palesano la propria volontà e il proprio “orgoglio”di appartenere a quel mondo da sempre legato, con le sue regole e convenzioni, al divenire di ogni generazione.
Una narrazione “moderna” dai ritmi comunicativi sostenuti farà da contrappunto alla ricostruzione di un mondo ormai lontano, quasi fermo, ma sempre capace di far riverberare nel tempo la sua grandezza storiografica.
Particolare attenzione sarà data anche alla ricerca, negli sviluppi narrativi e nelle dinamiche sceniche, delle influenze tecnico-stilistiche tipiche della commedia dell’arte nell’ambito delle pratiche teatrali francesi del XVII secolo.